La qualità della danza

Frinisci caviglia il suono del tuo ventre
piatto maccheronico di spilli
in balìa delle onde
che spumo dai flutti riarso
che se organizzo tutte le donne evaporo i mari
e incaglio il petrolio
e poi muovo a piedi
e l'erba fine è secca e mi punge.
Dagli allo zingaro un violino
e balla, mora.
Amoroso saltello e gesticolo
la canicola mi scioglie
e odoro forte senza fine.
E spremo gli agrumi quel lime negli occhi,
che lacrimo cieco: non vedo più il mondo.

Rumore

Suzzane linfa che sopisci udito
tempra lento, quasi essere non colmo
rifletti indomito e percuoti
anche non riposto l'essere,
imprimici del tuo volgo
un dire, ferreo.
Tensione univoca ed olfattiva, sublime!
E' residuo seriale e fascinoso,
in certo senso lugubre:
così rorido
così lungo...

Ronda


Ronde
(trema la terra - fremìto di sicurtà)

odo il bello
trapezoidale di Venti
d'odio

quello spazio sociale bluastro
imprevisto e lugubre

tutto un irretìre sonoro di voci compìte.
Fiotti di risa, mentre, salmastro e germinale,

il tuo volto ritorna e fluttua:
si espande
di assoluto ritrovato