Walkin'

Quel rumore di fondo del tempo che ticchetta ed i tuoi tacchi che premono plumbei sulle scapole e il mare, suo aroma amaro che boccheggia nelle papille tensione: mangio peperoncino parlo maccheronico, odio la primavera - odio quel suo profumo s'insinua interdigito i capelli e ascolto di quelle canzoni nuove un suono altro.

Condannato da tribune altre d'amplessi a compatto vivere di due dimensioni, sono digitale, potessi bermi che "ficcherei nel cuore le mani e più le ficco e non si stacca" troppo piatto per goderne i fianchi e troppo poco tondo per trovar breve posizione affetto a grossa grana pochi pensieri, sì che parole grevi hanno imposto quei silenzi marmorei trasecolari.
Trasformarmi in ratto-serpe alato vieppiù torbido vederne in sogno astute fattezze già ite in altro senso. Chimici colori al neon risultano da combinazioni emotive e avvalango di luna maree di conati.
Storpio del senso del tempo non riesco mai più ad enumerare simboli e parole in linea, ho perso il senso estetico, solo qualche tordo di questa latitudine trascende l'umano, ma non consola che dopo ore comincia a ripetersi diacromatico. Quell'intenso naufragar che ho in odio è null'altro che inutile, ma il neo-realismo mai risolse inscatolamenti semantici che giovassero alla morìa di ogni sogno.
Odierò pure l'estate.
Minuti rincorronsi troooppo lenti.